Le nuove cinque mete foodie da scoprire in Europa
Siete dei viaggiatori appassionati e adorate mangiare? Anche per voi il cibo è uno degli “ingredienti” principali del viaggio perfetto? Bene, allora ecco per voi cinque mete foodie (e terribilmente low cost) da non perdersi assolutamente negli anni a venire.
GEORGIA. Al confine tra Europa e Medio-Oriente, la Georgia è una piccola gemma sconosciuta. Spesso vittima di numerosi pregiudizi riguardo alla sua presunta pericolosità, è invece uno dei paesi più ospitali d’Europa. Tappa obbligatoria per i mercanti in viaggio sulla via della seta, il Paese è stato molto influenzato dalla vicina Asia che, oltre a un patrimonio artistico-culturale davvero interessante, gli ha regalato anche un’intrigante gastronomia. Provate ad assaggiare dei khinakli senza pensare ai xiao long bao di Shanghai o a vedere il forno in cui viene cotto il khachapuri (una sorta di calzone con uova e formaggio) senza collegarlo a un tandoor indiano. Impossibile! Così com’è impossibile visitare la Georgia senza bere un bicchiere di buon vino fermentato in argilla. Un’esperienza imperdibile.
ROMANIA. La gastronomia rumena è una delle più complete d’Europa grazie alle sua caratteristica coesistenza di ingredienti molto diversi in un solo piatto e alle varie influenze straniere subite nel corso del tempo dalla cucina ungherese, balcanica e turca. Inoltre, secondo i siti di viaggio Go Euro e Budget Traveller, pare che la Romania sia tra le 10 nazioni meno care in cui mangiare e bere una birra. Ecco perché non è difficile trovare i vicoletti della città pieni di gente che beve e mangia mititei o mamaliga, gli involtini di carne macinata e la tipica polenta che spopolano tra turisti e local. Senza dimenticare i marcatini alimentari e gli oltre 30 festival gastronomici che hanno luogo ogni anno… Insomma il cibo in Romania è davvero una cosa seria. Basti pensare che la regione del Sibiu in Transilvania è stata appena nominata European region of gastronomy del 2019 dall’International Institute for gastronomy, culture, art and tourism. Un appuntamento (e un viaggio) da non perdere per niente al mondo.
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ALBANIA. Dalla riviera adriatica alle alpi dinariche, l’Albania vive oggi una vera e propria rivoluzione gastronomica. Molti degli chef che hanno abbandonato il Paese anni fa, guadagnando importanti riconoscimenti all’estero, hanno infatti deciso di tornare a casa e creare un nuovo movimento culinario capace di mettere in risalto gli ingredienti indigeni e la tradizione contadina, considerata una vergogna fino a pochi anni fa. Tra le cinque mete qui proposte, inoltre, l’Albania è la meta dalla gastronomia più semplice e meno speziata e, rispetto alle altre, risulta essere anche la più veg-friendly. Nonostante la cucina risenta molto della vicinanza dei Balcani, infatti, l’influenza italiana e mediterranea hanno smussato i sapori e reso possibile la diffusione di pietanze a base di soli formaggi e verdure. Ne è un esempio il pispili, una torta di farina di mais farcita con yogurt, porri e spinaci, perla dello street food locale. L’ultima tendenza del turismo locale? Le fattorie e i vitigni biologici, a pochi chilometri dalla splendida Tirana.
POLONIA. Non solo vodka e ravioli ripieni per questa meta dalla forte tradizione agricola in cui ogni regione ha qualcosa da raccontare. La Polonia, infatti, è stata anch’essa un importante crocevia tra est e ovest e l’influsso di tutte le etnie (ebrei, ucraini, lituani, tedeschi…) che hanno convissuto sul suo territorio si è ovviamente ripercosso sulla gastronomia locale. Dalla cucina semplice della zurek, la tipica zuppa a base di segale, patate e pancetta, a quella più wild della vellutata di barbabietole (il barszcz) e della marmellata di bacche; dallo street food della golonka, lo stinco di maiale alla brace, alla gastronomia ebraica del “paté di Gerusalemme” a base di petto, fegato e cuore di pollo. Senza dimenticare la grande maestria dei polacchi nella panificazione e nella distillazione. Non si può visitare la Polonia senza assaggiare almeno un obwarzanek – l’incrocio tra bagel e pretzel tipico di Cracovia – o il cebularz, il pane giudaico alle cipolle tutelato dall’UNESCO. Il tutto bevendo vodka o sidro di mele, ovviamente.
SLOVENIA. Circondata da nazioni pià famose quali la Croazia e l’Italia, la Slovenia passa spesso inosservata nonostante sia un paese gastronomicamente molto interessante. Chef locali e imprenditori di tutto il mondo, infatti, stanno creando qui una nuova food e wine culture tutta da scoprire. Parliamo non solo di numeri importanti (ben 52 varietà di vino e 14 distretti viticoli) ma anche di nomi importanti come quello di Ana Roš, World best female chef 2017 e tanti altri che si sono lanciati in stuzzicanti intrecci di tradizioni e futurismo catturando l’attenzione di molti critici e appassionati stranieri. Le tappe da non perdersi? La valle dell’Isonzo e le alpi Slovene, per il vino e la cucina di montagna. Ne sono un esempio i formaggi e le salsicce a denominazione geografica protetta o i piatti a base di polenta, patate o pappa di miglio accompagnati da funghi, pancetta, ciccioli, verza o carne di pecora. Per non parlare della selvaggina, vera regina della gastronomia locale, che per i più temerari propone addirittura il camoscio e l’orso.