Sacra Cintola: la leggenda che ha reso Prato famosa
Sommario
Quasi tutte le città della Toscana sono note per il loro attaccamento ad una forte tradizione culturale che, solitamente, viene fatta risalire già al medioevo. Camminando per le strade dei piccoli comuni adiacenti a Firenze, si respira un’aria diversa, storica, intrisa di leggende e dominata dalla storia.
Oggi andiamo alla scoperta del terzo comune Italiano più conosciuto, Prato. A quanto pare questa piccola città conta quasi 193 325 abitanti, infatti si dice che sia la seconda città della Toscana e la terza città dell’Italia centrale, per numero di abitanti.
A questo caratteristico comune è legata una leggenda molto antica che lo rende probabilmente uno dei più noti d’Italia ovvero la leggenda della Sacra Cintola.
Sacra Cintola: la leggenda
La Sacra Cintola è la reliquia più famosa di Prato, poiché è considerata la cintura della Madonna, per i Pratesi è il fulcro della religiosità ed è custodita nella celebre cappella del Duomo.
Si tratta di una sottile striscia di tessuto, lunga più o meno 87 centimetri di lana finissima di capra; il colore è verde, broccata in un filo d’oro. Il Sacro Cingolo è il simbolo religioso e civile di Prato ed indica una preziosa unione tra cielo e terra, tra l’umano e il divino – in quanto la Vergine la donò a San Tommaso al momento della sua assunzione nei cieli – ed è anche il simbolo devozionale che ha rappresentato il desiderio di autonomia in campo civile e religioso della città rispetto ai centri cittadini vicini, come Firenze.
Sono molti i luoghi in cui sono state attestati i ritrovamenti della Sacra Cintola, ma in realtà solo Prato ha manifestato questo attaccamento alla reliquia, tanto da essere oggi una leggenda conosciuta e associata alla città a prescindere dalla veridicità dei racconti. In realtà lo scopo del mantenere viva questa tradizione è quello di simboleggiare il solido legame con la Santa Vergine, in particolari dei cittadini di Prato verso Maria.
La storia originale della Sacra Cintola
La storia della Cintola è fatta risalire al V-VI secolo, quando un angelo annunciò la morte alla Santa Vergine, proprio tre giorni prima dell’evento; lo stesso angelo portò da lei tutti gli apostoli, esclusi San Tommaso, i quali assistettero alla sua morte fino a che non avvenne il trapasso. In seguito trasportarono il corpo nella valle di Giosafat e lo chiusero in un sepolcro.
Immediatamente dopo aver posto il corpo della Santa Vergine nel sepolcro si narra, che tutti gli apostoli fossero stati abbagliati da una forte luce; in quello stesso istante San Tommaso venne portato, miracolosamente, sul Monte degli Ulivi. I documenti storici raccontano che egli vide in una nube luminosa, la Vergine che veniva assunta in cielo; in quel momento la invocò e lei gli lanciò la propria cintura, in segno di affetto e riconoscenza.
Secondo i racconti Pratesi, che sono fatti risalire al Duecento, si narra che San Tommaso avesse lasciato la cintola ad un sacerdote perché fosse venerata in una chiesa appositamente costruita in onore della Madonna. In realtà l’edificio non fu mai costruito e da lì cominciarono gli spostamenti di questa cintola.
A quanto pare questo sottile filo di lana di capra è stato il protagonista di molti furti e tanti altri ritrovamenti nei secoli, nonché il simbolo per eccellenza dell’attaccamento del piccolo comune della regione Toscana alla cultura religiosa.
Sono in molti a sostenere che la fortuna della città, nel settore di produzione tessile, sia dovuto proprio a questa famosa reliquia.